Il cavatore e il suo cane
In un mondo fantastico e incantato come quello delle fiabe, il bosco rappresenta quasi sempre la cornice di avventure in cui la magia della natura incontra l’astuzia, il coraggio e la determinazione di protagonisti che hanno spesso al loro fianco animali sorprendentemente umani. Ed il bosco, con i suoi odori, i suoi fruscii e l’intensità delle sue atmosfere, è anche la cornice di un’attività come quella della cerca del tartufo, Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dal 2021.
Un grande riconoscimento per un’antica tradizione che è il risultato di un insieme di conoscenze e pratiche che si trasmettono oralmente di generazione in generazione e che, ancora oggi, costituiscono linfa vitale nella cultura e nelle consuetudini di molti territori rurali del nostro Paese.
Nel caso dell’Unesco, quella che a tutti gli effetti è un’attività concreta che si nutre di fatica, dei tempi della natura e di percezioni sensoriali, viene di fatto considerata patrimonio immateriale.
A determinare tale posizione è qualcosa che va ben oltre il risultato della cerca stessa. Qualcosa che parla di fiducia, caparbietà e magia come quelle che muovono gli eroi delle fiabe, e che nel caso del tartufo si manifesta nel tramandare i segreti di una vera e propria arte, oltre che nella magica alchimia che si crea tra il cavatore e il suo cane.
Proprio come in una fiaba, non c’è cavatore che nel bosco non abbia accanto un cane. Non un cane qualsiasi. Gli esperti sostengono infatti che, se un tempo l’animale potesse essere poco specializzato, oggi risulta fondamentale poter contare su alcuni elementi come la genetica, la potenza olfattiva, l’allenamento e l’alimentazione che diventano imprescindibili per renderlo un alleato speciale nella cerca al tartufo.
Sempre in base alle affermazioni degli esperti del settore, se in passato la genetica era molto sottovalutata, oggi risulta importante che il cane presenti determinate caratteristiche. Ma quali sono i talenti che un cane da tartufo deve possedere?
L’istinto e la perseveranza nella ricerca, che a volte può prolungarsi per ore, la resistenza fisica, la capacità di sfruttare l’olfatto e l’obbedienza al cavatore, sono senz’altro elementi che fanno la differenza. Per questo risulta fondamentale quel legame speciale che s’instaura tra uomo e animale. Un legame che sa di fiducia e fatica, di addestramento ed esperienza, di calore e magia.
Perché, se da una parte la capacità olfattiva del cane, superiore a quella dell’uomo per ragioni fisiche e anatomiche, risulta vincente per individuare il prezioso frutto sotterraneo, non può essere considerata da meno la capacità di guidare, educare e conoscere l’animale da parte dell’uomo.
Non esiste una regola: così come nelle fiabe si crea sempre qualcosa di magico tra protagonista e animale, anche nel mondo del tartufo, il legame tra uomo e cane si nutre di un’intesa unica.
Gli esperti sostengono che non esista un vero metodo di addestramento, o meglio, ognuno ha il proprio. Alla base del rapporto tra cane e cavatore c’è un gioco fatto di regole, di fiducia e di rispetto che è il risultato di un processo che richiede tempo e sensibilità. Solo conoscendo davvero il proprio cane questo potrà ricevere un’alimentazione adeguata. Il cane da tartufo è un cane a cui sono richieste molte energie: conoscere il tipo di andatura può condizionare l’alimentazione, così come conoscere le caratteristiche del terreno o la temperatura.
Tutti elementi che un buon addestratore deve considerare per poter garantire il benessere dell’animale. La magia del tartufo che nasce e cresce sottoterra, dove la luce del sole non arriva, è la stessa magia che nutre il legame che s’instaura e cresce tra uomo e cane. Un legame che si rinnova a ogni cerca e che contribuisce a renderla un’esperienza unica. Come unico è il tartufo, il frutto più prezioso e misterioso della terra di cui nessuno conosce la bellezza fino a quando non si manifesta alla luce del sole.